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Leggende e Miti di Calabria

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Messaggio  romantico 1 Dom 15 Lug - 22:36

Romantico 1 ...



L'oracolo di Capo Vaticano
A lungo considerato luogo inaccessibile e sacro, Capo Vaticano, con il suo promontorio magico, si affaccia sul mar Tirreno nella provincia calabrese di Vibo Valentia. La magia salta agli occhi già dal nome: Vaticano deriverebbe infatti dal latino Vaticinium, che significa oracolo, responso, a rievocare una leggenda che vuole la punta estrema del promontorio abitata dalla profetessa Manto. A lei si sarebbero rivolti i naviganti prima di avventurarsi tra i vortici di Scilla e Cariddi e lo stesso Ulisse, scampato agli scogli del pericolo, avrebbe chiesto auspici a Manto circa la prosecuzione del suo viaggio. Ricorda le antiche origini di questo mito anche lo scoglio che sta davanti al capo e porta il nome di Mantineo, dal greco Manteuo, dò responsi. Sotto il promontorio si distendono spiagge di sabbia bianca e finissima, lambite da un’acqua cristallina. Tra le spiagge più suggestive Torre Ruffa, teatro di una triste e leggendaria vicenda. Rapita dai Saraceni, la bella e fedele vedova Donna Canfora si sarebbe gettata dalla loro nave al grido: “Le donne di questa terra preferiscono la morte al disonore!”. Proprio per onorarne il sacrificio il mare cangia colore ad ogni ora ad assumere tutte le sfumature dell’azzurro velo che ne cingeva il capo, mentre l’eco delle onde che s’infrangono contro la battigia altro non sarebbe che lo struggente lamento con cui Donna Canfora saluta ogni notte la sua amata terra.
Pagine piene d’amore furono invece dedicate a questa terra dal veneto Giuseppe Berto che scelse Capo Vaticano per dimora e definì questo tratto di litorale “Costabella”, molto contribuendo allo sviluppo turistico della zona.
Un tempo arido e selvaggio, oggi il promontorio è un giardino incantevole, un affaccio naturale sul mare con una delle viste più sorprendenti sulle isole Eolie.

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Messaggio  romantico 1 Lun 16 Lug - 14:18

La pietra del diavolo

Sul monte che sovrasta la cittadina di Palmi, un uomo dal volto nero, con un gran sacco sulle spalle, si presentò al Santo Elia, che se ne stava in solitaria meditazione. L’uomo, che era il diavolo, aprì il sacco e mostrò al Santo una grande quantità di monete.

Raccontò che aveva trovato l’ingente fortuna in un casolare abbandonato e pensava di poterla dividere col Santo, il quale, invece, prese le monete e cominciò a lanciarle lungo la china: mentre rotolavano si tramutavano in pietre nere, di quelle che ancora oggi si possono reperire sul monte.
Contrariato, il diavolo balzò in piedi, ma, all’improvviso, alle sue spalle si aprirono due grandi ali nere di pipistrello, con le quali egli si alzò in volo, planò sul mare e vi si tuffò sprofondando.

Le acque gorgogliarono e schiumarono, si innalzò una nuvolaglia e, quando questa si fu dileguata, ecco che sul mare si delineò un’isola a forma di cono, dalla cui sommità incavata uscivano lingue di fuoco e fumo: era lo Stromboli col demonio imprigionato che soffiava fiamme e tuoni.

Sul monte Sant’Elia si trova ancora un macigno con le impronte di unghie lasciate dal diavolo, prima di spiccare il volo per inabissarsi nel mare, mentre lo Stromboli, nei chiari tramonti, continua con fare sornione a fumare la sua antica pipa.
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Messaggio  Admin Lun 16 Lug - 22:21

Campana (CS)

Maledetta-Benedetta

Per evitare la maledizione divina, e' usanza delle donne di Campana non pettinarsi nei venerdi' di marzo, in ossequio ad un episodio della Passione di Cristo non contenuto nei Vangeli ufficiali ma non per questo campato in aria.
In un venerdi' precedente la sua crocifissione, Gesu' tutto lacero e sudato perche' inseguito dai giudei, chiese soccorso ad una donna che sulla porta di casa si stava pettinando i capelli appena lavati; ma lei si rifiuto' d'aiutarlo per non sporcarsi di nuovo la capigliatura, per cui il Signore lancio' la sua maledizione contro tutte le donne che si fossero pettinate nella ricorrenza di quel venerdi': " Maleditta chilla jhetta chi de vennari si nghietta".
E siccome si ignora in quale venerdi' preciso sia avvenuto il fatto, le donne di Campana preferiscono andare sul sicuro e rimanere spettinate in tutti i venerdi' di marzo.
Ad apparare il suddetto anatema c'e', pero', la benedizione divina per tutte le massaie che panificano negli stessi venerdi', perche' durante la sua fuga, Gesu' fu, invece, aiutato da una donna che stava ammassando il pane, ed egli, in senso di gratitudine, le molteplico' l'impasto: "Biatu chillu pana chi de vennari si scana".

Da "La Regina dai tre seni" - Guido Palange

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Messaggio  romantico 1 Lun 16 Lug - 22:48

Tra Miti e Leggende
La leggenda del Re Niliu

Grotta di Re Niliu
Un mitico Re Niliu, al cui nome si richiama una grotta dritta, a cunicolo, che dal centro del crinale si perde nelle viscere del monte Tiriolo, è il protagonista di una leggenda nella quale sono coinvolti una famiglia regale, una fanciulla bella ma povera, l'ingenuo servo e un gallo.
Niliu, rampollo principesco, s'invaghisce di una giovane popolana, con la quale compie una fuga d'amore perché i propositi di coronare felicemente il loro sogno, vengono contrastati dalla madre.
Sul giovane in fuga pesa la maledizione dei genitori: sciogliersi come cera colpito dai raggi del sole.
Niliu può incontrare la moglie e il figlio nato dall'unione con la fanciulla, soltanto di notte nel lungo cunicolo naturale che dalla cima del monte arriva fin sul mare, nei pressi della foce del Corace, dove nel frattempo aveva trovato riparo il resto della famiglia. Il giovane viene avvertito del sorgere del sole dal canto del gallo.
La bella storia d'amore tra il principe e la popolana arricchita dal sorriso di un fanciullo rubicondo, va avanti per parecchio rtempo e fino ….. fino a quando le fate hanno deciso di non far cantare il gallo.
Nella fatidica alba, sorpreso dai raggi del sole, Niliu in preda alla disperazione, al servo fedele che chiede conto del lascito delle ricchezze, predice di lasciare tutto al diavolo, il quale a sua volta, diviso il denaro in tre gruzzoli (d'oro, d'argentoo e di bronzo) lo nasconde nelle viscere del monte. L'incantesimo, narra la leggenda in conclusione, si può solo rompere con il ricorso a pratica diabolica.
Si riporta di seguito il "Canto do Re Niliu" (brano in dialetto tiriolese tratto dal testo di una rappresentazione teatrale scritto dagli alunni e dai docenti della 1a B e 1a C - anno scolastico 1987/88 - della scuola media statale "V. De Filippis" di Tiriolo) dove si immagina che Demodoco (cantore della corte di Alcinoo) narra tale leggenda per allietare una delle serate trascorse da Ulisse nella terra di Tiriolo. (in corsivo è riportata la voce del coro).

Mo vi cuntu do Re Niliu
chi ppe amure e na cotrara
allu sule si squagghiau cumu la cira

Chista è a storia do Re Niliu
chi ppe amure e na cotrara
allu sule si squagghiau cumu la cira
Na vota c'era intra na reggia
allu munte e Tiriuelu
nu Re e na regina
chi avianu nu figghiu sulu

Chista è a storia do Re Niliu
chi ppe amure e na cotrara
allu sule si squagghiau cumu la cira
Stu figghiu Niliu si chiamava
de beddhrizza a nu Diu assumigghiava.
Nu juernu na tiriolisa canusciu
beddra ma 'ncamata e sinde nnamurau.

Chista è a storia do Re Niliu
chi ppe amure e na cotrara
allu sule si squagghiau cumu la cira
A regina ppe a cotrara nun vulia.
Ma Niliu, nnamuratu, ull'ascultau
e a mamma mbelenata u smalediu.

Smaledittu mu si, si iddra ti pigghi
cumu a cira mu ti squagghi
quandu u sule ti cogghe.
E Niliu nummu u sule l'adducia
a na cambera scura si stapia
alla marina a cotrara sinde jiu
e ddra nu picciuliddu partoriu.

Smaledittu mu si, si iddra ti pigghi
cumu a cira mu ti squagghi
quandu u sule ti cogghie.
Ogne vota cchi u picciriddhu jia e trovava
sta ninna nanna Niliu cce cantava

Duermi, duermi gran ninnulu mio
ca è venuta lu tata tue
mu ti porta lu vatticundeu
E si mai li gaddhi canteranu
io sempre stapera ccu tia
duermi duermi gran ninnulu mio.
E ninfe mu ce fannu nu piacire
nu juernu nu gaddhu nun ce ficeru sentire
tutti li gaddhi ficeru ammutare
pemmu ccu u figghiu cchiuu asssai potia restare.

Duermi, duermi gran ninnulu mio
ca è venuta lu tata tue
mu ti porta lu vatticundeu
E si mai li gaddhi canteranu
io sempre stapera ccu tia
duermi duermi gran ninnulu mio.
Niliu da grutta era ancora alluntanatu.
E cchiu lu sule u pigghiava de mira
cchiu Niliu si squagghiava cumu a cira

Smaledittu mu si, si iddra ti pigghi
cumu a cira mu ti squagghi
quandu u sule ti cogghie.
U serviture vidienndulu sturdire
un si stancava a furia e domandare:
"Patrune a ccu ce dessi li dinari?"
"A tia, a tia, ma io volera campare"
ma ngordu u serbiture ripetia:
"Ma dessi tuttu solamente a mia?"

Chista è a storia do Re Niliu
chi ppe amure e na cotrara
allu sule si squagghiau cumu la cira
Niliu squagghiava, unn'avia mancu jatu
e stancu d'essere malu ripagatu
ccu chiddru poco e forza cchi avia
disse: "Tuttu o ddio do male e no a tia"

Chista è a storia do Re Niliu
chi ppe amure e na cotrara
allu sule si squagghiau cumu la cira
I sordi tutti o Ddio do male restaru
servi e patruni invanu pue e cercaru
u ddio do male nde fice tri munzieddri
e a na grotta do munte l'ammucciau
Ancora i gienti cercanu u tesoru
cu dice ca è na jocca e cu monete d'oru.

Chista è a storia do Re Niliu
chi ppe amure e na cotrara
allu sule si squagghiau cumu la cira
E vecchie tiriolise, si e dimandi
dicenu ca si cerchi a tutti i mundi
un truevi né dinari né tisoru.
si un fatichi e nun si buonu de core.

Chista è a storia do Re Niliu
chi ppe amure e na cotrara
allu sule si squagghiau cumu la cira
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Messaggio  Admin Ven 22 Feb - 22:18

Bocchigliero (CS)

Malezioni sacre

Per mandare una maledizione a qualcuno e per essere sicure che colga il bersaglio, le donne del luogo ricorrono addirittura alla mediazione d'un sacerdote e ad un rituale sacro: fanno celebrare a S. Antonio uno speciale responsorio e pagano al prete il relativo incomodo con soldi che, con un pizzico di sale sopra, hanno tenuto per un po' in bocca, proprio come facevano le fattucchiere dell'antica Grecia.

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Messaggio  007 Ven 22 Feb - 22:21

Cchi malignitutina...... chuckle chuckle chuckle
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Messaggio  volo dell'angelo Mar 5 Mar - 21:58

http://en.wikipedia.org/wiki/Idomeneus
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Messaggio  007 Mar 5 Mar - 22:19

Bravo Volo...
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Messaggio  Oscar Mar 5 Mar - 22:47

Baravo Volo, ma io non ci capisco niente... Crying or Very sad Non conosco questa lingua..
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Messaggio  volo dell'angelo Mar 5 Mar - 23:11

http://it.wikipedia.org/wiki/Idomeneo



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Messaggio  volo dell'angelo Mar 5 Mar - 23:11

http://it.wikipedia.org/wiki/Idomeneo



PER OSCAR
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Messaggio  Oscar Mer 6 Mar - 21:53

prostr prostr prostr Grazie Volo d´Angelo...
Oscar
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Messaggio  Il Ruminante Gio 18 Giu - 14:34

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